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I manifestanti della CGIL
Data: 24/10/2014 | Categoria: Press | Pubblicato da: Andrea Bitetto
    




Il 25 ottobre prossimo si terrà, come preannunciato, la manifestazione indetta dalla CGIL dal roboante titolo “lavoro, dignità, eguaglianza”. Si tratta, in sostanza, di una manifestazione che prende come spunto la riforma del mercato del lavoro annunciata, col consueto clamore mediatico, da Renzi.

Ora, Renzi farà ciò che sarà capace di fare, e lo giudicheremo di conserva, senza favori ma anche senza pregiudizi.

Scontata la nostra assenza alla manifestazione, proviamo a delineare i profili dei possibili partecipanti.

Ci saranno senz'altro i benaltristi, ovvero quelli per cui ci vuole ben altro per risollevare l'economia, e l'occupazione di questo paese. Cosa sia questo ben altro, al netto delle consuete generiche giaculatorie sulla necessità di nuova spesa (riteniamo pubblica), non è lecito sapere.

Ricordiamo, però, come analoghi strali venissero lanciati, oltre quindi anni fa, contro le prime riforme di liberalizzazione del mercato del lavoro (il c.d. pacchetto Treu) che rompeva, finalmente, l'inefficiente e pigro monopolio del collocamento pubblico. Per i sindacati l'insieme delle misure avrebbe condotto all'apocalisse. Poi il tasso di occupazione salì, ma anche qui i benaltristi avevano contestazioni da sollevare.

Ed ancora, non mancheranno i democraticoantitirannisti, cioè quelli per i quali qualsiasi riforma che non piaccia al sindacato è un attentato alla democrazia ed il primo passo verso la dittatura. A questi ricordare che persino un primo ministro laburista come Clement Atlee, rappresentate di un partito – il Labour – nato come braccio politico dei sindacati, avesse cercato di riaffermare da capo del governo il principio della autonomia del potere politico dai corpi intermedi, fondamento della democrazia liberale, è uno sforzo inutile. Molto, molto meglio il neocorporativismo: basti pensare ai prodigi compiuti dalla sua degenerazione, il regime consociativo che una buona mano alla lievitazione del debito pubblico senz'altro l'ha data, condannando – parole dell'ex governatore Carli nel 1977! - a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Poi i debiti passano agli eredi – le future generazioni – che però, a diffenza delle successioni private, non possono rinuziare all'eredità gravosa.

Ci saranno poi sicuramente, i piùdirittisti, ovvero quelli per i quali il lavoro si garantisce riconoscendo più diritti ai lavoratori e non sottraendogliene. Ragionare in termini di costi/benefici coi piùdirittisti è inutile, data la loro bulimia giuridica, quindi attendiamo di comprendere, nel dettaglio, quali più diritti siano necessari.

Ci saranno, infine, gli opposizionisti, ovvero quella strana specie di attivitsti politici peripateticamente in cerca di una opposizione muscolare ed intransigente che, fatalità, viene sempre individuata nel segretario generale pro tempore della confederazione italiana del lavoro. Accadde lo stesso col cinese Cofferati, poi con il riformista Epifani. Accade, puntualmente, con la ghignosa Camusso. Poi Cofferati ed Epifani sono stati fagocitati dalla politica ed hanno sostanzialmente smesso di guidare l'opposizione, limitandosi ad amministrare il proprio scranno. Attendiamo, quindi, il prossimo segretario pro tempore, già conoscendo il silenziato futuro della Camusso.

Non è escluso che tra i turisti in tour agevolato, che saranno per la maggior parte tesserati del sindacato pensionati, quindi gente che col lavoro non ha più nulla a che fare, qualche altra categoria la si possa individuare. Magari i sempre emergenti politici presenzialisti, quelli il cui impegno e la cui solidarietà finisce non appena si vedono pubblicate le loro foto nella rassegna stampa del giorno successivo alla manifestazione.

Chiudiamo, poi, con un invito. Coloro che sono in dubbio sul partecipare evitino di cadere in trappola al ricatto morale del titolo della manifestazione. Non è affatto vero che chi non aderisce sia, nell'ordine, contrario al lavoro o alla dignità.

Può, invece, essere tranquillamente contrario all'eguaglianza sindacale, che è il principio per cui non esistono individui più bravi di altri e in forza del quale ciò che si deve premiare è sempre l'aurea mediocrità. Insomma, in termini marxiani, il morto che afferra il vivo.




    
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